Che Instagram sia diventata una vera e propria vetrina virtuale, attraverso cui le aziende possono entrare in contatto diretto con i clienti, è ormai storia conosciuta.
Il punto è che ancora troppe sono le aziende che non comprendono il valore della presenza su questa piattaforma, dedicandole poca importanza ed affidandosi all’intuito e alla moda piuttosto che ad una gestione programmata.
Instagram basa la sua identità prevalentemente su immagini e filmati capaci di attirare l’attenzione di chi li guarda. Ma il processo di acquisizione di un cliente non si basa semplicemente sulla presenza: non basta esserci, alle aziende deve essere chiara la propria mission aziendale e, di conseguenza, i motivi che hanno spinto l’entrata in piattaforma.
Il focus di oggi è rivolto alle aziende B2C, ovvero a quelle aziende che vendono i propri prodotti o servizi direttamente al cliente finale.
I clienti social, oggi, sono nettamente più preparati e meno inclini al coinvolgimento rispetto a quanto accadeva anni fa, ma soprattutto hanno una conoscenza molto più approfondita dei social tale da consentirgli di riconoscere un buon contenuto e quindi di fidarsi o meno della eventuale azienda che propone i suoi prodotti.
Prima di tutto, dunque, le aziende devono definire gli obiettivi della propria presenza: aumentare le vendite? Incrementare l’awareness? Lavorare sull’engagement?
Una volta definito l’obiettivo è opportuno stabilire la strategia più adatta attraverso cui perseguirlo. Ciò significa anche studiare approfonditamente la propria clientela di riferimento, comprendere cosa vuole e cosa si aspetta e lavorare agli obiettivi di conseguenza.
Ma l’aspetto su cui è fondamentale concentrare l’attenzione è la credibilità: non solo attraverso la condivisione dei propri ideali e l’utilizzo di un corretto tone of voice, di cui abbiamo già abbondantemente parlato, ma anche quella che si costruisce nel corso delle diverse collaborazioni e che allo stesso modo incide sulla visione aziendale all’esterno.
La credibilità di cui si parla è conseguenza della trasparenza, obiettivo che sarebbe auspicabile venisse considerato da tutte le aziende ma che ancora troppo spesso viene sottovalutato.
Nel caso di collaborazioni realizzate su Instagram, è opportuno ricordare alcune iniziative di legge.
L’AGCM si è mossa allo scopo di vigilare sul rispetto di una concorrenza sana e leale tra le aziende e di una adeguata tutela per i consumatori. Si parla di mercato sano e rispettoso anche nel Codice del Consumo (Decreto Legislativo n. 206/2005, recentemente modificato nel 2016) e nel Codice alla pubblicità, in tutte le sue forme. In particolare, la Parte II del Codice (artt. da 4 a 31) è dedicata a “Educazione, informazione e pubblicità”, concentrandosi sui messaggi commerciali di cui sono destinatari i consumatori e sugli effetti che producono in termini di acquisti.
Una breve sintesi è necessaria per rendere più fluido il discorso: non è utile né legale fare pubblicità occulta attraverso i social. È sempre necessario “etichettare” attraverso gli opportuni hashtag il tipo di collaborazione che si sta effettuando: #adv, #suppliedby, #giftedby e altri.
Si tratta non soltanto di legge, ma anche della strategia migliore per registrare effettivi risultati attraverso i social.
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Fonte: https://www.matteopogliani.it/regolamentazione-influencer-marketing/